La vita del consiglio

Risparmio energetico e rinnovabili: le alternative al nucleare

Gruppo Consiliare - 15-12-2010


Il Consiglio Comunale ha approvato un ordine del giorno per chiedere al governo di rivedere le scelte sul nucleare a favore di risparmio energetico e produzione di energia da fonti rinnovabili.
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Da un lato il Parlamento delega il Governo a localizzare i siti per gli impianti di produzione di energia elettrica nucleare, ignorando il pronunciamento degli italiani con il referendum del 1987 sulla fine del nucleare, dall'altro non adotta un Piano Energetico Nazionale che definisca il reale fabbisogno energetico nazionale, gli obiettivi di risparmio, di efficienza energetica nei settori edilizio, produttivo e dei trasporti, di produzione da fonti rinnovabili.
La Regione Emilia-Romagna e il Comune di Correggio hanno da tempo approvato i rispettivi piani energetici, che puntano sul risparmio, sulla produzione locale da fonti rinnovabili e sulla sicurezza, sull’affidabilità, sulla compatibilità ambientale del sistema energetico.
Se pensiamo agli impegni vincolanti che il nostro Paese ha assunto aderendo al protocollo di Kyoto e al protocollo europeo “20-20-20” (secondo il quale entro il 2020 tutti i Paesi membri devono ridurre del 20% le emissioni di CO2 rispetto al 1990, aumentare al 20% il contributo delle rinnovabili al fabbisogno energetico, ridurre del 20% i consumi energetici), è ovvio che le strategie di miglioramento dell’efficienza energetica e di sviluppo delle rinnovabili andrebbero attuate con convinzione su tutto il territorio nazionale.
Infatti il nucleare non è la soluzione.
Non consente l'indipendenza energetica in quanto l'uranio, una risorsa finita e non rinnovabile, non è presente in Italia.
Non contribuisce a colmare il fabbisogno energetico attuale perchè prima di 15-20 anni le centrali non saranno operative.
Nessun paese al mondo ha trovato una soluzione definitiva per lo stoccaggio delle scorie radioattive, che rimangono pericolose per milioni di anni.
E' problematico anche il decommissioning. Solo due esempi: dopo più di 20 anni le centrali chiuse in Italia non sono ancora state smantellate e la Germania continua a tener in vita le sue proprio per non affrontare i costi e le difficoltà di smantellamento.
Ha conseguenze drammatiche in caso di incidente e la radioattività ha impatti devastanti sulla salute.
I costi di costruzione, gestione e smantellamento delle centrali sono altissimi e, nonostante si tratti di un settore maturo, non sono sostenibili dall’industria privata senza finanziamenti pubblici. Come dimostra la posizione dell'amministratore delegato di ENI, Paolo Scaroni, notoriamente favorevole al ritorno al nucleare, secondo cui lo Stato deve garantire un prezzo minimo per l'energia prodotta e accollarsi i costi di smaltimento delle scorie e di decommissioning.
Risorse pubbliche che sono più utili investite nella ricerca e nell'incentivazione dell'efficienza energetica e delle rinnovabili, settori in continua evoluzione e più sostenibili, che producono energia subito e non fra 20 anni, che creano posti di lavoro diffusi su tutto il territorio nazionale.

di
Marzia Cattini
capogruppo PD


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PARTITO DEMOCRATICO di CORREGGIO

email: pd@comune.correggio.re.it

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